GROSSETO (domenica 21 aprile 2024) – Giacomo Gori, capogruppo del Movimento 5 Stelle di Grosseto, ha sollevato una questione di grande rilevanza morale e costituzionale riguardo alla decisione delle Farmacie Comunali Riunite di aprire un beauty center.
Di Daniel Caria
Gori inizia ricordando il contesto storico in cui le farmacie comunali rischiarono di perdere il controllo pubblico nel 2013, quando l’allora sindaco, del Partito Democratico, decise di venderne le quote. Questa decisione fu contestata dal Movimento 5 Stelle, che riuscì a salvarle grazie ad un iter referendario.
Il capogruppo sottolinea che le farmacie, sia pubbliche che private, sono parte del Servizio Sanitario Nazionale e devono garantire prestazioni sanitarie conformemente all’art. 32 della Costituzione. In tal senso, le farmacie sono considerate organizzazioni “istituzionali” e i farmacisti concessionari dello Stato, impegnati nella tutela della salute pubblica.
Gori evidenzia che la Corte Costituzionale ha ribadito come il diritto delle farmacie sia centrale nell’ambito dell’assistenza socio-sanitaria e nella tutela della salute pubblica. Di conseguenza, le ragioni imprenditoriali devono cedere di fronte all’esigenza di tutela della salute.
Per Gori, una farmacia che destina risorse all’apertura di un beauty center non può garantire il massimo livello di assistenza sanitaria e si pone al di fuori del perimetro costituzionale. Questo risulta particolarmente problematico se la farmacia fa parte di una società a maggioranza pubblica, come nel caso delle Farmacie Comunali Riunite.
Gori ritiene che la scelta del Comune di Grosseto e della società Farmacie Comunali Riunite di aprire un beauty center sia moralmente e costituzionalmente “antiestetica”. Questa posizione solleva importanti riflessioni su quale debba essere il ruolo delle farmacie nell’ambito della tutela della salute pubblica e sulla compatibilità di attività come i centri estetici con tale ruolo istituzionale.
Last modified: Aprile 21, 2024