L’ultima fase legale di Julian Assange per evitare l’estradizione agli Stati Uniti è in corso all’Alta Corte di Londra. Il giornalista australiano, fondatore di WikiLeaks, non si è presentato in aula oggi, motivato dalla sua cattiva salute secondo uno dei suoi legali. Questo rappresenta il suo ultimo tentativo di bloccare la consegna agli Stati Uniti, dove rischia una condanna fino a 175 anni di carcere per la divulgazione di documenti riservati attraverso WikiLeaks.
Di Daniel Caria
Se l’appello dovesse essere respinto, Assange esaurirà tutte le possibilità nel Regno Unito. Il verdetto dell’Alta Corte è atteso dopo l’udienza di domani. In caso di conferma del rifiuto, l’opzione di un ricorso urgente alla Corte europea dei Diritti Umani rimane incerta e potrebbe risultare inefficace, lasciando aperta la strada per l’estradizione.
Stella Assange, moglie di Julian, ha dichiarato che questo caso determinerà se il marito “vivrà o morirà”. Ha sottolineato che l’attacco a Julian è un attacco ai giornalisti e alla verità, sostenendo che il governo britannico non esiterebbe a negare l’estradizione a chiunque accusato di pubblicare documenti segreti russi.
L’udienza si tiene in un momento di crescente pressione internazionale per il rilascio di Assange, con l’Australia che chiede l’intervento degli alleati britannici e americani. La moglie ha evidenziato le precarie condizioni di salute di Julian dopo anni di detenzione in isolamento nel carcere di Belmarsh.
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