Anche nel Gp dell’Arabia Saudita 2024, il secondo della stagione di Formula 1, la Red Bull ha giocato il ruolo di assoluta protagonista con il “mattatore” Max Verstappen e il suo secondo Perez, perfetto scudiero. La Ferrari si conferma la seconda forza del campionato andando ad aggiuntare un buon terzo posto con Leclerc. L’altra Ferrari, quella guidata dal giovane Bearman, è giunta settima. Ottimo quindi l’esordio del giovane inglese, che con una monoposto che non aveva mai guidato prima è riuscito a mettersi alle spalle Norris e Hamilton.
Passiamo alle pagelle giudicate da chi, per acclamazione, è stato votato Mvp del Gp d’Arabia.
di Domizia Di Crocco
Oliver Bearman: 38
Anziché lo scontato 10 e lode scegliamo come voto il numero che l’inglese ha voluto per correre con la Rossa, avendo visto che l’avevano usato grandi piloti del Cavallino, come Luigi Villoresi, Phil Hill, Mike Hawthorn, Lorenzo Bandini. Anche questo è un segnale: di cultura, di rispetto, del desiderio di calarsi in una tradizione. Il resto è solo cronaca: è salito per la prima volta sulla SF-24 «vera» (al simulatore l’aveva invece già conosciuta e questo spiega come i giovani piloti di oggi riescano a coniugare il virtuale con il reale!) nelle terze prove libere; ha scavallato una qualifica positiva, nonostante l’aveva reso insoddisfatto per aver mancato il Q3, e infine in gara ha mostrato tutto il suo talento. Adesso ci aspettiamo che sia sommerso da lodi sperticate e immaginiamo che qualcuno dirà che non era il caso che la Ferrari arrivasse a Hamilton, avendo uno così già in casa (e se fosse vero, peraltro?). Ecco, il vero avversario che da qui in poi Ollie dovrà battere:sarà la tentazione di oberarlo di aspettative prima che la maturazione agonistica lo conduca a quel futuro luminoso che, a occhio e croce, lo attende.
Max Verstappen: 10
Al di là di quello che continua a mostrare al volante, il voto contempla due aspetti che non riguardano, almeno in via diretta, le sue prodezze sull’asfalto. Il primo è la capacità di guidare alla grandissima nonostante i giorni tempestosi del team. Il secondo è la lealtà dichiarata al suo mentore Helmut Marko. Ora che ha fallito il golpe e che è caduto in disgrazia, sarebbe facile scaricarlo. Ma Max non l’ha fatto: piace vedere che l’ingratitudine non gli appartenga.
Ferrari Driving Academy: 9
Bearman è solo una delle espressioni di una scuola che ha ormai raggiunto un importante standard operativo.
Sergio Perez: 8
Ancora un Gp positivo, infischiandosene del fatto che il compagno puntualmente lo tiene al guinzaglio e provando semmai a mettere ingredienti suoi nei 50 giri del Gp. Un Perez così, che completa gli 1-2, è utile alla Red Bull. Ma aspettiamo a sciogliere la prognosi sul suo recupero ad alto livello: per ora si è corso su due circuiti a lui congeniali.
Charles Leclerc: 8
Gli incubi del Bahrain sono stati scacciati dal primo podio della stagione. Chicca aggiuntiva: l’aver soffiato in extremis a Verstappen il giro più veloce. Charles ha lottato — grande la replica in avvio a Perez che aveva subito attaccato il suo secondo posto —, ma alla fine delle Red Bull ha visto solo il retro. E quel quid che manca alla Rossa lo sta già un po’ rabbuiando.
Ferrari: 7
Sulla SF-24 sembrano comparsi problemi già vissuti dalla SF-23: difficoltà nel riscaldamento delle gomme e sofferenze nel rendimento con il pieno di carburante. Ma Frederic Vasseur ha in agenda un altro punto cruciale: aumentare la prestazione perché i 2-3 decimi di scarto sul giro dalle Red Bull sono un’eternità e rischiano di essere un tappo. La Rossa vincerà la battaglia degli sviluppi?
Nico Hulkenberg e Kevin Magnussen: 7
Sono le due facce di una stessa medaglia, quella della Haas che si prende un punto (decimo Nico) e dà un’altra spallata all’idea che dopo le turbolenze invernali (esonerato il team principal Guenther Steiner) fosse destinata ad essere un’Armata Brancaleone. Hulkenberg gioca d’astuzia e di strategia — è uno di quelli che non fa il pit stop dopo l’ingresso della safety car per l’incidente di Stroll — e va a segno; ma alle sue spalle Magnussen è un mastino che blocca gli inseguitori e che, se necessario, fa a cazzotti.
Oscar Piastri: 6,5
A ridosso del podio, facendo meglio del compagno di team Norris (voto 6: meriterebbe una McLaren all’altezza del suo valore, è impressionante come Verstappen l’ha divorato quando aveva sfruttato la safety car per passare al comando) ma soffrendo una cifra per liberarsi di Lewis Hamilton, che gli impartisce qualche lezione di guida.
Lewis Hamilton: 6,5
Eccoci appunto a Sir Lewis: non concordiamo con chi definisce scarso il suo Gp d’Arabia, anche se Russell gli è stato di nuovo davanti. Certo, per ora le sue sono battaglie nella terra di mezzo, con timide escursioni più avanti: il futuro ferrarista si arrangia come può perché non ha il «cavallo» giusto per galoppare verso mete migliori. E chissà che cosa avrà pensato nel vedere Bearman bagnargli il naso.
Fernando Alonso: 6,5
Visti i disastri continui di Stroll, ormai fa squadra da solo. E pur con un’Aston Martin ben diversa (in peggio) da quella dell’inizio della scorsa stagione, trova sempre il modo di mettere qualcosa nelle gare. Stavolta sulla sua ruota esce il 5, numero del piazzamento al traguardo.
Mercedes W15: 5
Ormai è chiaro, la Mercedes del rilancio non è ancora quella che stiamo vedendo nell’avvio del Mondiale. E forse non lo sarà nemmeno nel resto della stagione. Toto Wolff l’ha capito e ha affidato a James Allison un programma per il reset della monoposto e del team. Quanto tempo richiederà?
Daniel Ricciardo: 4
Se corre così è buono per la pensione, altro che pensare a tornare alla Red Bull. A sua parziale scusante c’è questa Racing Bulls che proprio non va. Ma intanto Tsunoda, bellicoso e reattivo, capace anche di buoni sorpassi, è più sul pezzo.
Alpine: 4
Disastro continuo. Gasly fermato già al primo giro dal cambio rotto, Ocon costretto a non vedere nemmeno il centro del gruppo. E’ stato annunciato un altro ribaltone, dopo quello di un anno fa, nell’organizzazione del team. Ma qui serve una cura da cavallo.
Sauber: 3
In questo momento è il peggior team, con Bottas che fa il bell’addormentato nel bosco e Zhou Guanyu che ci prova ma ottiene poco. L’Audi, che rileverà la squadra, dovrà spostare le montagne.
Lance Stroll: 2
Papà Lawrence, padrone del team, gli farà pagare il conto del carrozziere per le monoposto sfasciate.
Red Bull: 0
Non c’entra ovviamente la performance in pista (straordinaria), il focus è sulla faida scoppiata a ciel sereno! Scopriamo così che il team dominante è peggio di una corte rinascimentale, con tradimenti, pugnalate, minacce. Adesso Chris Horner sta vendicandosi di Marko che ha provato a farlo fuori (probabilmente assieme al padre di Verstappen), ma il manager austriaco pare aver salvato — almeno per ora — la pelle. Resta il senso di una pentola in ebollizione. Ed è proprio vero: sono le rivolte interne, più che i nemici esterni, a distruggere gli imperi. ( Fonte, corriere dello sport, produzione completata dalla redazione Grosseto news)
Tag: F1
Last modified: Marzo 11, 2024